Sunday, March 05, 2006

Ladro di Merendine (Chps. 6-10)

The superintendent Salvo Montalbano is in his early forties. His fiance's name is Livia, and she's from Genoa. Montalbano is involved in two different cases dealing with two different murders: the first regarding a Tunisian terrorist carrying a false name; the second a retired merchant. Montalbano's methods are unconventional and he frequently follows intuition and instinct. The plot unravels itself through the alternation of both the private (his relationship with Livia and his father) and the public (his work) spheres. Camilleri presents us with a whole variety of spaces and characters, while languagewise he uses both Italian and Sicilian, standard and colloquial Italian.

The following is a summary of chapters 6 to 10.

CAPITOLO 6

Finalmente si trova l’indirizzo di Karima, che non è a casa. Invece c’è la vecchia Aisha, che parla in arabo. Arriva l’interprete Buscaìno. Montalbano sente il profumo Voluptè anche nella stanza di Karima. Interroga la vecchia Aisha. Scopre che il “nipote” di Lapecora che possedeva la BMW visitava Karima anche a Villaseta.

Tramite il francese Montalbano fa amicizia con Aisha, cena da lei, e partecipa attivemente anche quando parla l’arabo e non ne capisce niente.

Si scopre quello che la signora Clementina Vasile Cozzo aveva riferito a Montalbano. Il “nipote” faceva all’amore con Karima nell’ufficio di Lapecora. Era Karima che provocava Lapecora. Lei è stata anche a casa di Lapecora prima di essere assassinato. Perché?

Montalbano decide di aspettare il ritorno di Karima a casa sua a Villaseta. Lui si avvicina sempre di più alla verità. Questo grazie a due donne anziane: Aisha e Clementina Vasile Cozzo.

CAPITOLO 7

Montalbano si sveglia a metà notte e telefona ad Augello per restituirgli il libro di La Carré, Chiamata per il morto. Il Commissario viene illuminato: forse le lettere anonime l’aveva scritte lo stesso Lapecora per chiedere aiuto.

All’ufficio postale di Vigata Montalbano parla con il direttore Baldassare Marzachì per ottenere delle informazioni. Quest’ultimo invece rifiuta di aiutarlo e perciò Montalbano si ricorre a una delle sue trovate per incastrarlo. Ancora una volta Montalbano dice esattamente cosa ne pensa di Marzachì proprio in faccia.

Montalbano va a casa della vedova Lapecora: le chiede esattamente di ripetere le azioni fatte la mattina prima di andare da sua sorella. Montalbano conclude che Lapecora finse di essere addormentato. In realtà aspettava che andasse sua moglie siccome aveva la tunisina nascosta nel suo studio.

La vedova Lapecora dice che vuole vendere negozio e casa, lasciare Vigàta, e andare da sua sorella.

Al caffé Montalbano parla con il ragionier Pandolfo che ogni martedì giocava a carte con Lapecora. Si ottiene poca informazione da lui: solo che recentemente Lapecora era cambiato, diventato più nervoso, forse per una questione di salute.

Ritornato in ufficio di Lapecora scopre che la busta dentro la quale c’era una delle lettere anonime (data a lui dalla vedova Lapecora) era battuta a macchina, la Olivetti che si trovava nel negozio di Lapecora.

CAPITOLO 8

Montalbano va a Montelusa per chiedere l’assistenza del commissario Laganà: voleva che controllasse i libri della ditta di Lapecora.

Montalbano va da Aisha dopo aver ricevuto la sua telefonata in ufficio. Arrivato da lei capisce che delle persone avevano messo sottosopra la sua casa e quella di Karima.

Breve episodio a Villaseta: i bambini picchiati e derubati dal bambino misterioso e le madri che urlano e protestano.

Montalbano accompagna Aisha nel quartiere arabo a Rabàtu, un quartiere povero.

Arriva Livia in aeroporto, per fortuna con due ore di ritardo. Montalbano come al solito la scorda e mente per nascondere la verità. Montalbano e Livia passano dei momenti intimi insieme. Livia riesce persino a illuminare il Commissario che immediatamente chiama il commissariato per fare una riunione e parlare con i suoi assistenti.

Riuniti nell’ufficio di Montalbano, tutti, inclusa Livia, seguono quello che ha da dire Montalbano: un’operazione a Villarosa senza divise e senza macchine di polizia. Obiettivo: catturare un ladro di merendine.
È notte. Montalbano e Livia si appostano nella casa di karima. Montalbano aspetta François, il figlio di Karima.

Montalbano non sbaglia: era proprio François, che viene catturato da Fazio e portato su dal Commissario. François viene portato a casa di Montalbano. Grazie all’idea di Livia.

CAPITOLO 9

Ancora una volta Montalbano pospone il pranzo a casa del Questore. Deve incontrare Laganà. Questi due s’incontrano all’ufficio commerciale di Lapecora. Si arriva a questa conclusione: “La ditta era una copertura, una facciata, un recapito per non so quali traffici, certamente non serviva per importare datteri”. (p. 108)

Segue la visita inutilissima del giudice Lo bianco al commissario Montalbano. Montalbano va al mare con Livia e François. Il Commissario s’ingelosisce sia per le premure di Augello, sia per l’attaccamento di Livia al bambino. Intanto però nega tutto.

Livia gli riferisce le cose che le ha raccontato François. Si scopre che il “nipote” si chiama Fahrid e che potrebbe essere un protettore di prostitute. Montalbano si avvicina sempre di più alla verità. Karima potrebbe essere stata uccisa, mentre Lapecora era solo una vittima perbene.

Montalbano ha sempre più paura di una vita stabile. Non ama la famiglia e ne è terrorizzato.

CAPITOLO 10

S’inizia con una nota socio-politica: si parla di disoccupati e di pentiti (che invece di stare in carcere sono trattati da re).

Per sentirsi piú rilassato Montalbano decide di fare una lunga passeggiata solitaria mangiando noccioline, fave e così via. Ritornato a casa Montalbano guarda la T.V. Parlando del tunisino morto sul peschereccio Francois lo riconosce come suo zio. Si scopre anche che Karima fa di congnome Moussa.

Altro problema sociale: l’immigrazione sociale, e i politici corrotti.

Montalbano chiede l’aiuto di Nicolò Zito che lavora a Retelibera. Gli chiere di mostrare in Tv la foto di Karima e François durante il notiziario.

Altra rivelazione nella parte finale: il tunesino mitragliato, “zio” di François, non si chiama Dhahab ma Ahmed Moussa, cioè padre di François.

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