Saturday, July 24, 2010

A Scauri "Ipazia" di Adriano Petta


Venerdí 30 luglio, alle ore 21, sarà presentato a Scauri (LT), Darsena Flying, Lungomare baia Monte Oro Scuritanum – XIV edizione (Italia Nostra) – il libro di Adriano Petta “Ipazia” (Ed. La Lepre, Roma 2009, pp. 344, € 22,00, prefazione di Margherita Hack). Ne parleranno con l’autore Amerigo Iannacone e Lorenzo Ciufo.

Adriano Petta è nato nel 1945 a Carpinone (IS), dove è cresciuto, ma ha trascorso adolescenza e giovinezza a Roma. Attualmente risiede a Ladispoli (un provincia di Roma). Ha pubblicato molti libri cimentandosi con successo in vari generi, ma il suo nome è legato soprattutto ai suoi romanzi storici. Di particolare interesse è la trilogia storica formata dai romanzi Ipazia, Eresia pura e Roghi fatui.

Anche grazie al kolossal “Agorà” di Alejandro Amenabàr, uscito in Italia lo scorso aprile, Ipazia è un caso letterario e alimenta un dibattito che non accenna a smorzarsi. La sua figura, alla quale si ispira il film con Rachel Weisz, è rimasta per molto tempo nell’ombra. Astronoma, matematica, musicologa, medico, filosofa, erede della scuola alessandrina, fu fatta massacrare da Cirillo, vescovo di Alessandria. Con questo delitto la cultura occidentale ha definitivamente escluso la donna dalla sfera del sapere. La vita di Ipazia è una delle piú antiche parabole su un conflitto secolare ma ancora attuale: fede e ragione, uomo e donna. Per secoli la scienza sperimentale moderna ha creduto di avere un solo padre, Galileo, quando in realtà possiede anche un madre, nata 1200 anni prima di Galileo: Ipazia. Il ritratto che ci è stato tramandato è quello di una donna di intelligenza e bellezza straordinarie. Fu l’inventrice dell’astrolabio, del planisfero e dell’idroscopio, oltre che la principale esponente alessandrina della scuola neoplatonica. Aggredita per strada, fu scarnificata con conchiglie affilate, accecata, smembrata e bruciata. Un assassinio considerato dallo storico Edward Gibbon “una macchia indelebile” nella storia del cristianesimo. All’inizio del III millennio l’UNESCO, dietro richiesta di 190 stati membri, ha creato un progetto internazionale – il progetto Ipazia, appunto – che intende favorire piani scientifici al femminile nati dall’unione delle donne di tutte le nazionalità.