Saturday, April 09, 2011

Il poeta ed editore Çlirim Muҫa intervistato da Patrick Sammut

1. Qual è la tua professione, i passatempi, e come passi una giornata tipica?

Le mie professioni, perché ne ho più di una: editore per la maggior parte dell’anno e albergatore per la stagione estiva. Nel mezzo quella che mi preme di più: scrivere. La mia giornata tipica quando sono a casa: seguire i bambini, accompagnarli a scuola e nelle varie attività che loro svolgono, lavorare per Albalibri, cercare di leggere ogni giorno un bel po’ di pagine del libro che sto leggendo, dare una mano a mia moglie nella gestione dell’albergo.

2. Come hai conosciuto Alberto Figliolia e com’è nata vostra amicizia/collaborazione nel campo poetico/letterario?

Ci siamo conosciuti a Milano in un ufficio pubblico, parlando di letteratura albanese, poi scoprendo che io scrivevo mi ha invitato a un reading poetico, da allora siamo una coppia inseparabile. E’ il primo lettore delle cose che scrivo e viceversa. Insieme scegliamo i libri da pubblicare per Albalibri e seguiamo le varie fiere della piccola editoria.

3. Come sono accolte le tue poesie dal pubblico albanese, italiano e anche oltre?

Dal pubblico albanese residente in Italia, con orgoglio. Un pubblico albanese in Albania credo di non averlo, a parte qualche amico che mi stima. Come autore haiku invece, ho avuto soddisfazioni e apprezzamenti da un pubblico americano, tedesco e giapponese.

4. Com’è la situazione in Albania riguardo la poesia? A che cosa si ispirano soprattutto i poeti albanesi oggi? Credi che la tua vita in Italia abbia cambiato il tuo modo di percepire la realtà? Come?

Ora vivo in Italia e conosco poco la vita culturale in Albania. mi faccio arrivare libri di autori a me noti o famosi nel mondo e molte volte non riesco a trovare i loro libri. In Albania ci sono tanti bravi poeti, ma poco interesse per la poesia. Con problemi di distribuzione, manca una rete di librerie e le biblioteche non coprono l’intero territorio, salvo qualche grande città.

D’altronde, come un po’ ovunque in Europa, abbiamo eserciti di poeti e pochi lettori di poesia.

I temi della poesia credo sono invariati nei secoli: l’amore, la nostalgia, la vita e la morte, il tempo che fugge, la madre, la patria, la malinconia dell’essere, Dio.

Il distacco dalla mia Patria, la vita di esule mi ha reso più consapevole del mio ruolo di poeta. Il poeta è un esiliato a vita, sempre e ovunque lui si trovi.

5. Qual è il ruolo della poesia nelle grandi metropoli d’oggi?

Il ruolo della poesia è di smuovere le coscienze della gente, ricordare all’uomo la sua fragilità, che è di passaggio su questo mondo, interrogarsi sui perché della vita. Il contrario di quello che fa e dice la televisione, che atrofizza le menti. Ricordo bene le manifestazioni dei popoli europei contro la guerra in Irak, lo scredito dei giornali a causa delle loro menzogne e lo stesso anno l’interesse dei giovani per i festival di poesia e filosofia. Il poeta e il filosofo sono come gli ultimi depositari della verità.

6. A Malta, durante la Serata di Poesia a La Valletta, tu e Alberto avete urlato, drammatizzato, una poesia che trattava del rapporto tra uomo e tecnologia. Cosa ne pensi riguardo la poesia che va urlata, e anche riguardo

La nostra poesia, come avete visto anche voi non è solo performance, ma anche normale lettura. La poesia gridata la usiamo per attirare attenzione, soprattutto nelle fiere, che si svolgono molte volte all’aperto. E’ un modo per richiamare l’uomo della strada alla poesia. Io penso che noi poeti di oggi abbiamo esaurito il nostro credito lasciatoci in eredità dai poeti del passato e non possiamo pretendere che sia la gente a venire da noi, devono essere i poeti ad andare dalla gente e a volte anche con poesie gridate.

il rapporto uomo-tecnologia nei nostri tempi?

Il rapporto uomo tecnologia, secondo me, impone una poesia breve e concisa. Prevedo una diffusione dell’ haiku come genere poetico di massa anche da noi in occidente.

7. Mi piacerebbe sapere come tu e Alberto avete vissuto questa vostra breve visita a Malta?

Malta è un’isola internazionale dove un italiano, un inglese o semplicemente uno che parla queste lingue si sente a casa. Senza capire la vostra lingua, solo sentendo i suoni si capisce che Malta è stata un luogo d’incontro di popoli e culture diverse. Mentre si camminava per le strade di Valletta sembrava che la storia ci scrutasse. I fortini e i luoghi di culto narrano di un passato glorioso.

8. Come vi siete sentite durante la Serata di Poesia e qual è stata la vostra percezione del pubblico e dei poeti maltesi?

Una serata tra addetti ai lavori, organizzatissima. Eravamo tutti poeti, più o meno di una certa età, pochi i giovani, mancava il pubblico solo amante della poesia. Ho apprezzato molto il fatto che molti poeti maltesi hanno letto le loro poesie in italiano per essere compresi da noi ospiti. Ho apprezzato la musicalità della vostra lingua, come molte poesie.

9. La poesia non è noia, prodotto di teste che vivono tra le nuvole, ma è divertimento, sfida, impegno, invito a una riflessione seria riguardo quello che ci circonda. Come reagisci a tali affermazioni?

La poesia è gioia, dolore, magia, mistero, vita, musica in versi. Non è solo pensiero, ma soprattutto sentimento. È rabbia, ma anche compassione. È rivolta, ma anche preghiera. Ho sentito poeti parlare del loro ultimo libro come della loro ultima fatica. Per me non è stato mai così. Ogni volta che scrivo una poesia vivo intensamente la vita. Con gioia. A volte mi stupisco anch’io dei pensieri che mi vengono. Giacevano in me senza che io sapessi della loro esistenza. Quando sento della fatica di certi poeti, faccio fatica a capire la loro poesia.

10. A parte la poesia tu scrivi anche altri tipi di letterartura?

Ho scritto favole, fiabe, racconti, drammi, una sceneggiatura e romanzi, ma mi sento soprattutto un poeta. La poesia sgorga in me continuamente senza interruzioni, mentre gli altri generi nascono in modo sporadico.

11. Secondo te c’è qualche genere letterario che gode di vantaggi che gli altri non hanno?

Il genere letterario che gode più vantaggi è quello più di qualità. Un poeta, uno scrittore bravo, prima o poi riesce a emergere. Un poeta debole, ma una figura ingombrante, invece, sopravvive alla sua opera. Molti libri di successo non vivono neanche una stagione, mentre un libro vero guadagna l’immortalità.

12. Tanti credono che la poesia non vende. Il pubblico s’interessa di più alla narrativa. Come reagisci a questo come poeta e anche come editore?

Questo è vero. Un po’ per colpa di certi poeti incomprensibili, un po’ perché molti libri sono pressoché inutili, superati dal tempo. Molti altri poeti devono essere più critici con ciò che scrivono, saper tagliare o semplicemente rileggere le loro poesie ad alta voce, sarebbe già qualcosa.

Come poeta cerco di migliorare sempre di più, rielaborando le mie poesie. Come editore reagisco pubblicando poesia. Oggigiorno ad andare controcorrente sono rimasti solo i poeti e i salmoni.

Ecco in fine le mie poesie

1

Asciutti sono i miei occhi

e non sventolo più addii;

le mie lacrime esaurite.

La gioia e il pianto

le ho avute in dono

in abbondanza

e per poco tempo.

Il tutto che mi sommerge

e il niente che mi accompagna

sono il mio destino.

Non c’è una giusta misura delle cose.

La vita non è una linea dritta

ha i suoi alti e bassi

che nel mio caso

sono abissi.

2

Un muro di cristallo

mi divide dalla gente

Mentre scrutano ombre

vedo

i loro volti impauriti

Solo la morte

potrà rompere

il trasparente separé

colmare

l’abissale solco

3

Fortunato lo scoglio

seduto sulla riva

ad ascoltare

i racconti dell’acqua:

infiniti come le onde

che li trasportano.

La sua storia ha

ogni diamante di stella

e con luce tremante

cercano di trasmetterla.

Destino d’un cieco il mio:

voce narrante

di silenziose grida.

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